Al Banco Alimentare del Piemonte il premio Bruno Caccia 2010-2011

Presso la Sala dei 200, dell’Unione Industriale di Torino, si è svolta la celebrazione di consegna del Premio Bruno Caccia all’Associazione Banco Alimentare del Piemonte Onlus. Aperta un’altra sala collegata via video per accogliere tutti gli ospiti sopraggiunti così numerosi, alla presenza di ca 300 persone,  tra Autorità civili e militari e rotariani torinesi, tutti i presidenti riuniti dei Rotary di Torino hanno consegnato il prestigioso Premio, consistente in una pergamena con le motivazioni e una medaglia d’oro,  nelle mani del Presidente del Banco Alimentare piemontese, Roberto Cena. Il Presidente Cena, dopo aver ringraziato a nome di tutti i volontari per il riconoscimento,  ha fatto un articolato intervento raccontando la storia dell’Associazione e l’attività svolta negli anni. La prolusione è stata accompagnata dalla proiezione di numerose slide esemplificative. Al termine dell’intervento, un caloroso e lungo applauso ha testimoniato l’apprezzamento per quanto esposto. E’ seguito un rinfresco presso il parco dell’Unione Industriale.

Chi era Bruno Caccia

Bruno Caccia era nato nel 1917 a Cuneo. In Magistratura dal 1940 come Procuratore della Repubblica di Aosta dal ’64 al ’67, fu poi a Torino alla Procura Generale e, dal 1980, era Procuratore Capo della Repubblica di Torino.Rotariano dapprima nel R. C. di Aosta e poi nel R. C. Susa e Valsusa, era socio del R. C. Torino 45° Parallelo fin dall’anno di fondazione. 

Il 26 giugno 1983, davanti alla propria abitazione, veniva barbaramente e vilmente ucciso dalla criminalità organizzata (che egli combatteva con grande energia) il dott. Bruno Caccia, Procuratore della Repubblica di Torino.

Il Premio Bruno Caccia

Nei mesi immediatamente successivi alla sua morte, il Rotary Club Torino 45° Parallelo decise di onorare la memoria dell’insigne socio scomparso istituendo un Premio al merito civile a lui intitolato. Tutti i Rotary Torinesi aderirono con calore all’iniziativa, che ebbe subito anche il patrocinio del Distretto.

Il premio viene conferito ogni anno a cittadini od enti che si siano particolarmente distinti nella tutela dell’interesse pubblico.

 

 

Motivazioni:

“Per la meritevole opera di carità e di volontariato, volta al recupero delle eccedenze alimentari provenienti dalle industrie, dalla grande distribuzione e dalle mense, per ridistribuirle gratuitamente a sostegno di 102.000 persone indigenti del territorio piemontese, attraverso la collaborazione con Enti benefici . Inoltre, si premia lo straordinario valore educativo della Giornata Nazionale della Colletta Alimentare di ogni fine novembre, per il coinvolgimento di 10.000 volontari e di vasta parte della popolazione a un gesto di condivisione e solidarietà verso i meno fortunati e i più poveri.“

Di seguito l'ntervento del Presidente Cena:

Gentili Signore e Signori, Autorità e cari amici rotariani, a nome mio e di tutti i volontari del Banco Alimentare del Piemonte, i veri protagonisti di quest’opera, Grazie! Grazie per aver scelto di assegnare al Banco Alimentare questo prestigioso premio.

Prima di raccontarvi brevemente chi siamo e cosa facciamo, consentitemi alcune considerazioni personali. La prima riguarda colui al quale è dedicato il Premio: il Procuratore Bruno Caccia. Avevo 26 anni e la mia prima figlia nata da pochi mesi quando accadde quel terribile fatto e, come tanti amici della mia età di allora, ricordo bene il senso profondo di smarrimento unito a indignazione che provai. Appassionato già allora alla vita associativa e pubblica, ricordo anche bene che quella personalità avrebbe in qualche misura influenzato le mie scelte future, e certamente avrebbe rafforzato tanti miei profondi convincimenti. Bruno Caccia non fu solamente un uomo retto e dedito,  ma anche un uomo che amava profondamente la giustizia, un amore che esternava combattendo l’ingiustizia del crimine.

Per me e per tanti miei amici che mi aiutano in quest’opera, quella passione si è tradotta nel cercare di alleviare l’intollerabile ingiustizia della povertà. E’ intollerabile che un Paese come il nostro, così avanzato culturalmente ed economicamente veda 8 milioni di persone al limite o al di sotto della soglia di povertà, è intollerabile che ci siano delle persone che pur avendo la dignità di un lavoro non abbiano un reddito sufficiente a provvedere ai bisogni primari come quello del cibo per sé o per la loro famiglia. In questo senso, sento profondamente mie le motivazioni del Premio e mi permetto di unirmi idealmente a colui cui è dedicato.

Un altro motivo per cui sono orgoglioso di ritirare questo riconoscimento è per i nostri volontari: persone umili e dedite che infaticabilmente portano avanti quest’opera diventata molto più grande di quanto potessimo immaginare, e che testimoniano quanto sia ancora sano e generoso il nostro Paese, e quanto beneficio collettivo portino le Associazioni di Volontariato là dove sono sorrette da una forte motivazione ideale. Questo Premio è loro!.

A tal proposito, ritengo il Banco Alimentare una riuscita espressione di quel principio di sussidiarietà che valorizza ciò che nasce spontaneamente dalle persone che si mettono insieme per uno scopo di bene comune, realizzando quei corpi intermedi che sono una ricchezza culturale ed economica indispensabile per il nostro progredire.

Il Banco Alimentare nasce in Italia dall’incontro di due figure estremamente carismatiche: Il Cav. Danilo Fossati, fondatore della Star e Don Luigi Giussani fondatore di Comunione e Liberazione. Questo binomio di personalità fuori dal comune ha tracciato i due principii fondamentali che caratterizzano l’opera del Banco: la lotta contro lo spreco alimentare e la lotta contro la fame delle persone indigenti. La presenza di questi due padri fondatori ha anche, di conseguenza, voluto dire che l’opera avrebbe avuto come criteri gestionali quelli rigorosi ed efficienti di un’azienda, ma su base volontaria e, che non sarebbe mai diventata un’Associazione assistenzialistica para-pubblica, bensì un’opera di carità, donando gratuitamente quanto si sarebbe raccolto alle persone più povere, concependo il dono del cibo come un’occasione per esprimere solidarietà, vicinanza e affetto a persone in difficoltà e più sfortunate. Anche perché, nel tempo, ci siamo accorti che le persone povere sono tali spesso perché sole e, spesso, sole perché povere.

Specifico meglio questo concetto di opera di carità. Mi sono interrogato molte volte sul senso che aveva fare il Banco Alimentare per me, percependo la tentazione di voler risolvere velleitariamente la povertà, o il rischio di diventare uno strumento che stabilizzasse la situazione in cui le persone indigenti si trovano, della serie: ci sono i poveri, ma ci pensa il Banco Alimentare e così non ci pensa più nessun altro di coloro che invece devono pensarci.

Nel tempo, abbiamo invece imparato che il valore del Banco è quello di aiutare le persone povere a non sentirsi sole e abbandonate e far sì che non escano dalla società definitivamente, condannandosi a una vita fatta di sopravvivenza ed esclusione. Bisogna tenerle dentro a tutti i costi. Questa è la nostra vera mission e per questo amiamo definirla un’opera di carità. Ci sarà sempre un uomo accanto a noi che soffre e che ha bisogno della vicinanza di qualcun altro.

In Italia, sono 21 le Associazioni del Banco Alimentare federate alla Fondazione Banco Alimentare Onlus. Ognuna di esse ha totale libertà economica, gestionale ed operativa, ma insieme costituiscono una formidabile rete sempre più efficiente sul territorio nazionale che permette un sostegno diffuso in ogni regione.

Venendo al Banco del Piemonte, esso fu fondato e io ne fui uno dei fondatori, 18 anni fa. Eravamo realmente “quattro amici al bar”, io facevo l’antiquario, l’altro il giornalista, che ricordo quale mio predecessore, l’altro non faceva niente, e così via. Nessuno di noi aveva alcuna dimestichezza con il cibo, eravamo soltanto animati dal desiderio di provarci e fascinati da un’idea geniale. Non avremmo mai potuto immaginare cosa sarebbe diventato.

Per darvi contezza delle dimensioni della nostra opera ecco alcuni dati relativi all’attività del 2010:

- 5 magazzini sul territorio piemontese: Biella, Novara, Asti, Fossano e Moncalieri, la sede principale dove abbiamo un magazzino da 4.000 mq

- 260 le persone che lavorano su base volontaria, compresi me e i membri del Consiglio Direttivo, di cui 80 persone di media giornaliera stabilmente presenti nelle varie sedi.

- Solo 8 le persone a stipendio (indispensabili per il funzionamento per simili dimensioni, là dove è impossibile un presidio volontario – magazzino, logistica , direzione, segreteria etc.) di costoro, il Direttore è un ex funzionario pubblico di primo livello, ma a mezzo servizio perché di più non possiamo permetterci, una è proveniente dalla mobilità, un altro è un ex detenuto del carcere minorile e così via. Per tutti i volontari, non viene corrisposto alcun compenso né rimborso, è una gratuità vera.

- 14 mezzi tra medi e grandi ( a tal proposito, ci servirebbe una piccola macchina per le commissioni, caso mai ci fosse in sala qualcuno disposto a donarcela o a farcela donare)

- 6.000 le tonnellate di cibo raccolto e ridistribuito gratuitamente, 6 milioni di kili! pari a un valore economico superiore ai 22 milioni di euro,   a sostegno di ben 102.000 persone indigenti sul territorio regionale, avvalendoci della collaborazione di ca. 550 enti benefici. La suddivisione territoriale di questi indigenti vede la città di Torino con ca. 41.000 persone povere aiutate, 20.000 nella restante provincia di Torino e 41.000 nel resto della regione.

- Il nostro bilancio, chiuso sempre miracolosamente in pari o con piccoli avanzi, vede la somma di 889.000 euro di puri costi di funzionamento, ed essendo io biellese di origine, vi assicuro irriducibili e che non c’è un euro sciupato. Una sorpresa per voi, credo: molti immaginano che riceviamo chissà quanti contributi pubblici. Dei costi citati solo il 18% ci arriva da enti pubblici: dalla Regione, il 13% con 115.000 di cui 45.000 dalla Prot. Civile per la gestione delle loro derrate destinate alle calamità;  dalla Provincia di Torino il 4% con 35.000 con prospettive di dimezzamento, potremmo provare a  dimezzare   lo stomaco di chi ha fame; dalla Città di Torino l’ 1,8% 16.000 euro, tenete conto che sulla città di Torino distribuiamo il 40% del nostro prodotto, quindi un valore di ca. 9 milioni. Il resto ce lo troviamo da soli: Fondazioni bancarie, donazioni, 5 per 1000, condivisione con gli enti benefici, progetti speciali (ricordo con orgoglio che abbiamo vinto un bando con il Ministero del Lavoro per l’innovazione tecnologica nel terzo settore), donazioni dai Rotary, di cui faccio parte e che ci hanno sempre sostenuto in tutto il Piemonte, così come dai Lions. Queste cifre stanno a significare da una parte una gestione di assoluto rigore; dall’altra, mi permetto di evidenziare il rapporto tra costi e benefici : 889.000 euro contro 22 milioni di valore distribuito, 1 a 24. Ossia, il sostegno per ogni indigente assistito “costa” al Banco Alimentare ca. 8 euro, non al giorno, né al mese, bensì all’anno!! Quanto costerebbe a un Ente pubblico dover provvedere a costoro? 8 euro o 80 o forse meglio, 800? Ecco cosa possono fare per il bene collettivo organizzazioni volontarie come la nostra. Credo che queste poche cifre spieghino meglio di tante parole.

- Chi sono gli Enti con cui collaboriamo? Tutti quelli che hanno come missione principale quella di aiutare alimentarmente coloro che sono poveri: senza pregiudizio alcuno, le nostre porte sono aperte a tutte quelle organizzazioni che condividano l’attenzione alle persone che citavo prima. Esempi: San Vincenzo, Cucina dei malati poveri, Asili notturni, BArtolemo &, Sermig, Gruppo Abele Terra del Fuoco  e via dicendo. Le loro mense le forniamo noi.

La vicenda per cui certamente è più conosciuto il Banco Alimentare (ma che rappresenta solo il 15% di ciò che facciamo tutto l’anno) è la famosa Giornata Nazionale della Colletta Alimentare, che si svolge ogni anno a fine novembre. Organizzata in tutta Italia grazie alla collaborazione di migliaia di volontari e di organizzazioni come gli Alpini, la San Vincenzo e la Protezione Civile etc. in Piemonte ha visto la raccolta in quel giorno dello scorso novembre di 860 tonnellate, provenienti dagli acquisti fatti in 1.000 supermercati piemontesi e grazie all’aiuto di ben 10.000 volontari. Ma il dato che più ci commuove e responsabilizza  è che abbiamo calcolato che ca. 730.000 piemontesi ci hanno donato qualcosa della loro spesa: un atto di fiducia incredibile. Un gesto di alto valore educativo che testimonia anzitutto la generosità della nostra popolazione, ancor più in tempi di crisi come questi. Quel giorno si è tutti uguali, al di là della propria condizione, credo, fede politica, tutti si sentono coinvolti in questo semplice quanto straordinario gesto di condivisone collettiva. Uno sforzo organizzativo enorme ma che è ben ripagato sia per chi riceve che per chi dona.

Abbiamo avuto testimonial importanti quanto amici, dal Sindaco Chiamparino, un affezionato abituè, a John Elkann, che ci ha commosso per la semplicità di come si sia coinvolto, a quella anonima signora che non potendo partecipare si è premurata di portarci una macchina colma di cibo, dispiaciuta di non poterci essere quel giorno, per finire a un sacerdote che è andato in anonimato, come una persona qualunque, a fare una “spesona” in un supermercato e abbiamo poi scoperto essere il nostro vescovo, Mons Nosiglia. Che miracolo di belleza!

Ma il Banco non è solo cibo e camion, è il giovane carcerato che è venuto da noi neanche diciottenne a scontare sei mesi di fine pena, ha lavorato così bene e tanto che lo abbiamo assunto come apprendista. Ma siccome mi ero accorto che era molto intelligente, gli ho condizionato l’assunzione alla frequentazione serale della scuola superiore. Oggi lavora otto ore da noi e alla sera è a scuola, frequenta la IV scientifico con la media dell’otto. Dimenticavo: è un giovane romeno, rom, e con una condanna alle spalle. Ora è come un figlio ritrovato. O quelle persone che hanno perso il lavoro e vengono a darci una mano per non perdere l’allenamento e non andare in depressione, la malattia del secolo; o quei lavoratori disoccupati che grazie ai vaucher erogati dalla Compagnia di San Paolo (una grande idea) abbiamo potuto far lavorare senza costi per noi e con beneficio per loro.

 E’ una vita che accade tutti i giorni, piena di sorprese.

 Il migliore sintomo che stiamo facendo qualcosa di buono è certamente dato dagli innumerevoli tentativi di imitazione, più o meno spudorati come il declamato banco alimentare laico di cui non abbiamo mai visto la nascita ma sempre e solo gli intenti. Ben venga ogni iniziativa utile, ma al momento restiamo i soli.

Per finire, quanto ho detto ha cercato di essere la narrazione di una storia, in cui chiunque potesse immedesimarsi per qualcosa di positivo che ha sentito e ritrovare energie nuove e positive lì dov’è. Desideriamo ci sosteniate culturalmente (poi se qualcuno lo vuole fare anche economicamente, magari anche solo con il 5/1000, ben venga) come un esempio di quella sussidiarietà di cui parlavo prima e di cui ci sarebbe così necessità venisse ampliata nella sua applicazione.

 Così come chiediamo ai decisori pubblici di considerarci non solo per le emergenze a cui spesso veniamo chiamati a fronteggiare, ma anche per la progettazione di un welfare più giusto e migliore, insomma, che la progettazione sociale non venga decisa a prescindere dai soggetti come il nostro che “vedono”, “sentono”, “toccano” la realtà che ci circonda. Noi continueremo e sempre di più a fare la nostra parte. Grazie.

- Da dove arriva tutto il cibo che raccogliamo? Dall’industria, dalla Grande Distribuzione, dalle mense e dall’Agea, l’agenzia che raccoglie le eccedenze alimentari in Europa e le dona ad organizzazioni come la nostra. L’Agea rappresenta il 60% di quanto raccogliamo, ma a seguito dell’allargamento della comunità europea, si prevede una forte riduzione per il futuro, pertanto la nostra area di sviluppo volge verso l’industria, la grande distribuzione e in particolare le mense aziendali.

- Fondamentale si sta rivelando il progetto che coinvolge i grandi supermercati, diventati già 110, da cui raccogliamo settimanalmente l’invenduto, con una raccolta annua che arriverà a più di 500 tonnellate solo da loro.

- Abbiamo dato vita a un accordo straordinario con Fiat per la raccolta del cibo eccedente dalla sue mense e grazie anche al mezzo attrezzato che ci ha donato con la consueta sensibilità la Fondazione CRT, a cui sono seguiti accordi con la Regione e il Comune per un progetto pilota in 5 scuole per ritirare anche qui le eccedenze delle loro mense, e, recentemente, abbiamo avuto contatti con alcune aziende ospedaliere. Per l’anno in corso, prevediamo di raggiungere solo con le mense con cui stiamo lavorando il ritiro di ca. 100.000 pasti, ma le nostre proiezioni future ci portano a pensare che potremmo raggiungere i 500.000 pasti annui. Una straordinaria possibilità.

- Prosegue il bellissimo progetto con il CAAT e la Provincia per il ritiro dell’ortofrutta invenduto: ca. 75 tonnellate annue.