Quei rivoluzionari della carità della San Vincenzo
In tutta la diocesi sono oltre 600: come il fondatore, vanno controcorrente: in un anno hanno aiutato diecimila persone. Casa d'accoglienza a Legnago
La sua immagine si associa spesso a qualche attempata, caritatevole signora. Invece la Società San Vincenzo de' Paoli fu fondata da un «rivoluzionario» e ostinato studente della Sorbona di Parigi, Federico Ozanam. La figura di questo dinamico intellettuale francese dovrebbe continuare a fare proseliti anche dopo duecento anni, trascinando i giovani con il suo coraggioso esempio di andare contro corrente, come fece coi suoi compagni di università, coinvolgendoli in un evangelico progetto di cristiana carità. Il suo esempio non sembra però avere appeal in questi tempi in cui le parole accoglienza e solidarietà vengono spesso vilipese da atteggiamenti di chiusura e la parola carità ha odore obsoleto di elemosina.«Infatti», confessa Adriana Cavaggioni, «la presidente provinciale che da cinque anni guida il piccolo ma compatto esercito degli oltre seicento veronesi iscritti alla San Vincenzo, «il nostro problema maggiore resta la scarsa adesione dei giovani alle nostre Conferenze.
Eppure a livello nazionale sono molte le iniziative per coinvolgere i giovani, ma evidentemente non basta. Avremmo bisogno anche noi di spinte nuove, di idee e proposte che rendano più dinamiche e penetranti le nostre azioni, occorre promuovere la figura modernissima del nostro fondatore e proporla come modello ai ragazzi e alla ragazze di oggi. Invece la povertà dilaga, aumentano le emergenze e gli stati di assoluta necessità e noi restiamo sempre con meno forze e mezzi».
La San Vincenzo (da non confondersi con i Gruppi di volontariato vincenziano, ex Dame di San Vincenzo, che operano in via Prato Santo) conta nella diocesi di Verona 60 Conferenze con 620 iscritti. Lo scorso anno sono state aiutate diecimila persone con 835 mila euro elargiti e settemila pacchi viveri distribuiti.Secondo le ispirazioni del beato Ozanam, attraverso la carità e il volontariato persegue la crescita spirituale dei propri aderenti; per il fondatore non può esserci carità autentica se disgiunta dal solido, profondo contributo di una fede autentica.
Questa è la peculiarità che distingue la San Vincenzo dalle altre forme di volontario. Un altro aspetto distintivo dell'opera è la visita alle persone bisognose, quindi la puntuale presa di coscienza dello stato di necessità delle famiglie e delle persone e innanzitutto l'offerta di un appoggio morale prima ancora dell'aiuto materiale.«GLI INTERVENTI non si limitano alla beneficenza», osserva Adriana Cavaggioni, «anzi è fondamentale che i gesti di carità siano accompagnati dalla conoscenza delle persone assistite e l'approfondimento dei problemi non solo economici. Le visite alle famiglie sono molto utili per capire l'effettivo stato di necessità e i disagi non solo materiali che spesso accompagnano le situazioni di criticità. Questo è diventato un problema negli ultimi tempi con le famiglie non italiane. Per esempio le persone di fede musulmana spesso sono restie a farci entrare in casa. Noi rispettiamo questo aspetto della loro cultura, ma certo diventa più complicato svolgere la nostra opera». Prima dell'attività pratica nei confronti delle persone in stato di povertà, dunque, i vincenziani curano la propria cura individuale spirituale con incontri di formazione. Le stesso assemblee delle varie Conferenze sono introdotte da momenti di preghiera e di riflessione soprattutto su aspetti che attingono all'ampio tema della carità. Poi si passa all'aspetto pratico. L'assistenza della San Vincenzo ai bisognosi si estrinseca attraverso molti canali: «Ci sono le attività di assistenza dirette per mezzo di contributi economici. Le persone e le famiglie cui diamo assistenza sono spesso segnalate dai servizi sociali. In ogni caso viene verificato, anche attraverso le certificazioni Isee, l'effettivo stato di necessità, poi cerchiamo che gli interventi siano mirati, per esempio pagando noi direttamente le bollette dell'energia elettrica e del gas, o assegnando pacchi viveri, anziché consegnare denaro in mano».
PASSANDO ad altre attività pratiche, la presidente della San Vincenzo generale ricorda la rete delle collaborazioni che si estrinsecano i diversi campi di intervento. «La San Vincenzo», sottolinea la presidente della Conferenza generale, «collabora in rapporti stretti e proficui con enti e istituzioni quali Caritas, Croce rossa, Banco Alimentare, Ronda della carità, Samaritano, Casa della giovane. Partecipiamo a Rete talenti attraverso gli Empori della solidarietà ai Santi Apostoli e a San Nazaro. In questo secondo centro la nostra Conferenza di San Nazaro si prodiga in maniera davvero attiva ed encomiabile. A San Nazaro organizziamo anche un guardaroba per la distribuzione di indumenti, mentre un altro guardaroba lo gestiamo nella casa circondariale di Montorio attraverso il progetto Esodo sostenuto dalla Fondazione Cariverona. Parallelamente offriamo assistenza alle famiglie dei carcerati.
Accanto a tutte queste attività e interventi cerchiamo di promuovere la nostra opera attraverso proposte culturali sia a livello locale, come nel 2013 con la mostra d'arte per i duecento anni della nascita del nostro fondatore beato Ozanam in collaborazione con l'Accademia d'arte e artigianato, e a livello nazionale con l'istituzione di un premio Castelli di letteratura per carcerati e e il premio per un tema sulla solidarietà rivolto agli alunni delle scuole primarie".Altre attività dirette della San Vincenzo riguardano una casa di accoglienza per uomini soli in difficoltà in corso Porta Palio (sei posti di cui tre occupati da rifugiati politici) e un'altra appena aperta a Legnago, la partecipazione al Banco farmaceutico, la gestione della scuola di taglio e cucito per donne di ogni età, etnia e religione in Borgo Roma , e una casa di accoglienza diurna per bambini in età scolare.
FONTE: Quei rivoluzionari della carità della San Vincenzo, L'Arena - Domenica 8 Maggio 2016