Una normalità speciale - Colletta è... Inclusione
Normalità. Una parola controversa: non per tutti ha lo stesso significato. Quello che per noi è qualcosa di ordinario, per qualcun altro risulta invece essere straordinario. Succede, però, un giorno, di incontrare qualcuno che ha la capacità di rendere la straordinarietà normalità, aggiungendogli comunque un valore speciale.
Per molti ragazzi in difficoltà, quel qualcuno sono le persone che fanno parte dell’associazione Orizzonte Onlus, nostra organizzazione partner, e quella “normalità speciale” è possibile grazie a loro.
«L’anno scorso, alla Colletta Alimentare, hanno partecipato due ragazzi “speciali”», inizia a spiegarci Salvatore Boninelli, che fa parte di Orizzonte Onlus. Ogni anno, Salvatore e altri membri dell’associazione mettono mente e cuore per costruire momenti di normalità per le persone che attraversano situazioni delicate e complesse.
È passato ormai un anno da quel giorno, ma ancora «i ragazzi la ricordano come un’esperienza fantastica. Tutt’oggi, mi dicono quanto si siano divertiti», ci svela Salvatore.
E quest’anno, a rendere la Colletta ancora più viva, ci saranno altri ragazzi speciali. Sono Federico, Giacomo, Maurizio e Antonio. «Verranno loro quattro a dare una mano per il giorno della Colletta. Saranno volontari nei punti vendita e ci aiuteranno anche dopo in magazzino».
Il lavoro delle strutture va oltre la donazione del pacco alimentare. È una catena di operosità che vuole far risuonare il bene ancora più forte, con ancora più cura. Si crea una casa in cui poter respirare una normalità a volte un po’ troppo lontana. «Il lavoro di Orizzonte Onlus non si ferma alla distribuzione, ma si occupa di tenere in vita altre attività che passano attraverso un’unica linea di pensiero, un unico scopo: fare in modo che anche chi è più fragile possa avere dei momenti di felicità, momenti che si distaccano dalla realtà che si vive tutti i giorni», approfondisce Salvatore.
Quei momenti di felicità non sono rilegati a breve termine, perché «ci sarà sempre un momento in cui ti fermi e ti ricordi della felicità che hai vissuto. È un ricordo che permane, che si allunga nello spazio e nel tempo. Ogni volta che Federico e Giacomo passeranno davanti ad un qualsiasi supermercato si ricorderanno di quando quella volta parteciparono alla Colletta; ogni volta che Maurizio e Antonio si siederanno a mangiare un piatto pieno di cibo, ricorderanno il momento di distribuzione vissuto in magazzino».
Salvatore, poi, condivide con noi un dolcissimo aneddoto che risale all’anno scorso. «Durante il periodo natalizio, abbiamo organizzato una cena alla mensa con le persone in difficoltà. Abbiamo desiderato fortemente che l’iter non fosse lo stesso di tutti i giorni – arrivi, fai la fila, prendi da mangiare quello che ti servono nel vassoio, ti siedi. No. Abbiamo fatto sì che la cena venisse servita al tavolo. Abbiamo ricreato una condizione di normalità, in cui tutti erano uguali e condividevano gli stessi attimi di felicità, vivendo un’esperienza diversa dal solito. Per tutta la serata le persone ballavano, ridevano... sono state bene. Nessuno si è sentito escluso. Alla fine della cena, tutti hanno pianto e ci hanno ringraziato: qualcuno ci ha detto che non faceva una festa in famiglia da anni. Oggi i ragazzi ricordano della cena con grande gioia. Se non fosse stata così diversa da tutte le altre vissute fino a quel momento, sarebbe stata dimenticata, sarebbe stata solo una delle tante».
Cosa aspettarsi, quindi, da un momento così intenso come la Colletta? Come Salvatore pensa che i ragazzi assaporeranno quella “normalità speciale” di essere un gruppo d’amici, unito, che può essere parte attiva della realizzazione del bene comune? «Mi aspetto», risponde Salvatore, «che i ragazzi che verranno alla Colletta interiorizzeranno dentro di loro quei momenti felici, per poi ricordarli per sempre. Perché i ricordi non sono preceduti da una ricerca attiva: accade in maniera involontaria, automatica, spontanea».
Si creano momenti diversi affinché si senta quella sensazione di normalità, di ordinarietà. «Devono esserci sempre più momenti in cui devi attenuare, anche se per un poco, la situazione di disagio che quella persona sta vivendo. E forse il modo giusto per farlo, è regalando il nostro tempo agli altri. La cosa più preziosa che abbiamo nella vita, qual è, secondo voi?» ci chiede Salvatore, sorridendo. «È il tempo, è quando doniamo quel tempo gratuitamente, ci rendiamo conto del valore della vita».
Perché la Colletta è un giorno così speciale da sentirsi in famiglia, tutti uniti, sullo stesso piano. Perché Colletta è normalità e straordinarietà insieme, perché riesce a rendere il supermercato un luogo d’eccezione e il gesto apparentemente banale di riordinare la spesa un momento unico e immenso.
Perché Colletta è inclusione, è ricomporre un senso di normalità spesso guardato da lontano e adesso così vicino da farti pensare “Sì, posso farlo anche io. E sì, lo ricorderò per sempre”.
Grazie, Salvatore!
I nomi dei ragazzi sono di fantasia