Le carezze che cambiano il mondo

Di fronte ad una mancanza di umanità, può vincere solo la bellezza della carità

Lo scorso anno, il giorno della Giornata Nazionale della Colletta Alimentare, Mario, come ogni anno, da tanti anni, stava recandosi in auto all’apertura del supermercato per coordinare le attività della giornata: per un incidente d’auto ci ha lasciati improvvisamente.

Quando cominciò a diffondersi la notizia, per chi partecipava alla Colletta il gesto divenne immediatamente “più vero, più intenso, è diventato, attraverso il suo sacrificio, un gesto per tutti sacro” osservarono alcuni.  Aggiungendo: “La sua dipartita da noi sarà sempre ricordata come il giorno della carità della Colletta alimentare.”

Il giorno della Colletta è per tutti noi il momento certamente più significativo nelle attività dell’anno. Un gesto che aiuta a recuperare il significato ultimo del nostro “fare” quotidiano che viene rilanciato  con un impeto rinnovato.

La povertà, il bisogno urgono: i dati ufficiali dicono che quasi un italiano su 10 (il 9,8%) è sotto la soglia di povertà e per i minori le cose vanno peggio: 1 su 7 pari al 14%.

Occorre perciò continuare a lavorare per sostenere il più possibile le 7.600 Organizzazioni Partner sul Territorio impegnate nell’aiuto ormai a 1.800.000 persone. Non potremo mai “risolvere” la situazione: ma allora perché tanto impegno e fatica? Nessun uomo che sia veramente tale può restare indifferente di fronte al bisogno proprio e dell’altro. Stiamo assistendo ad un deficit sempre più drammatico di umanità: violenza e individualismo sembrano essere la modalità ordinaria di rapporto tra le persone e tra gli Stati. Occorre recuperare una responsabilità educativa in tutto quel che facciamo, in tutto quel che siamo. Una cultura del farsi carico, del prendersi cura, non si improvvisa ma si costruisce giorno dopo giorno con tanti piccoli gesti e nulla è inutile se vissuto con consapevolezza: “(al Banco) faccio i conti e mi sento parte di un grande progetto”, “attraverso il volontariato ho scoperto la bellezza della condivisione”: sono solo due delle tantissime testimonianze di un impegno che cambia innanzitutto chi lo vive. Del resto, tanti anni fa, don Giussani ammoniva: “Il cristianesimo non conosce un intervento nel mondo che non sia un intervento e un cambiamento su sé stessi”. Solo questa consapevolezza espressa nel lavoro quotidiano di Banco Alimentare cercando di rispondere ad un bisogno specifico può contribuire a far crescere una concezione di gratuità e carità capace di guardare tutto, persone e anche cose, con uno sguardo carico di passione. “Ci vorrebbe una carezza del Nazareno, avremmo così tanto bisogno di una Sua carezza” ebbe a dire anni fa Enzo Jannacci.